La Parrocchia di Barzio ha scelto l’impianto di deumidificazione muraria H2Out
Barzio, località montana in provincia di Lecco, ha scelto la tecnologia elettrofisica a multifrequenza H2Out di 4Ward360
Barzio, località montana in provincia di Lecco, ha scelto la tecnologia elettrofisica a multifrequenza H2Out di 4Ward360
(Adnkronos) – “La tecnologia a multifrequenza di H2Out associata alla protezione traspirante delle superfici murarie con la nanotecnologia di 4Ward360 rende definitivo il restauro delle facciate delle nostre abitazioni: se pensiamo che questo risultato lo otteniamo recuperando il 90% delle spese sostenute, direi che questa è la soluzione per eccellenza. Difatti,– la legge n. 160 del 27 dicembre 2019 detta “Bonus facciate” ci permette di detrarre il 90% della spesa in 10 anni per sistemare le facciate delle case nelle quali abitiamo. Con il Bonus Facciate possiamo detrarre le spese per interventi di pulizia delle facciate, tinteggiature, eliminazione del degrado e per fare ciò possiamo sfruttare le nuove tecnologie”
“La specificità del formulato nano tecnologico – continua Anzioli – è quella di un trattamento particolarmente efficace con caratteristiche di lunga durata all’interno del substrato del materiale trattato. La tecnologia non ha paragoni nella chimica tradizionale perché le nanoparticelle che compongono i formulati di nostra produzione hanno dimensioni inferiori ai 100 Nm (circa 300.000 volte più piccolo di un capello). Il trattamento rinforza la superficie dall’interno e conferisce ad essa caratteristiche di idrorepellenza, oleorepellenza, resistenza allo smog, ai graffiti, al ghiaccio, alla salsedine, maggiore durevolezza del materiale di cui è composta la nostra facciata. Tutto ciò senza alterare le caratteristiche del materiale, che resterà marmo, legno, cotto, con la sua identità materica e cromatica, con la sua traspirabilità”.
“L’esperienza fatta in questi anni con i Ministeri, con le Asl e con grandi realtà in campo immobiliare – conclude Sabrina Zuccalà – sono ora alla portata di tutti, grazie agli strumenti che il nostro Stato mette a disposizione dei suoi cittadini. Ora possiamo non solo dare futuro alla storia, ma anche dare nuova vita alle facciate delle nostre città grazie alle nuove tecnologie”.
Oggi risolvere il problema dell’umidità da risalita capillare è semplice, anche per gli enti pubblici.
H2Out è sul MePA, il portale del mercato della Pubblica Amministrazione: andando sul sito www.acquistinretemepa.it potete trovare tutti i modelli degli impianti di deumidificazione muraria H2Out.
Se sei una Pubblica Amministrazione e vuoi affrontare un progetto di deumidificazione muraria in un edificio, contattaci: i nostri tecnici ti seguiranno in tutto il precorso di restauro del tuo immobile.
4Ward360 dà futuro alla storia con la tecnologia di H2Out.
L’umidità da risalita è una delle cause di degrado più insidiose in un edificio datato.
Il problema è noto: i muri assorbono acqua dal terreno, questa risale ed evapora. I sali contenuti nell’acqua in fase di evaporazione cristallizzano, aumentando di volume. Ciò provoca nel muro notevoli pressioni interne, con conseguente degrado della parte superficiale del materiale o distacco dell’intonaco.
Sino a pochi anni fa avremmo detto che si trattava di un problema risolvibile solo in parte, ma oggi c’è H2Out.
Già negli ultimi decenni lo studio dei modelli fisici che regolano anche la risalita dell’acqua nei capillari murari ha portato alla nascita dei sistemi elettrofisici. Essi sono in grado di contrastare il fenomeno dell’umidità ascendente provocando un’azione di “disturbo” sulle molecole dell’acqua con un campo elettromagnetico. Ma allora qual è la novità di H2Out?
H2Out è l’evoluzione nel mondo della deumidificazione muraria elettrofisica. H2Out ha superato infatti i limiti degli apparecchi mono-frequenza, sfruttando l’emissione contemporanea di impulsi a frequenze differenti. La tecnologia H2Out ottiene così risultati eccellenti su tutte le strutture murarie, indipendentemente dalla concentrazione dei sali e dalla composizione della muratura stessa.
CRONACA
Pubblicato il: 14/10/2019 13:56
Per la prima volta al mondo sarà illustrato durante un convegno nazionale un intervento unico di archeoantropologia con i nano materiali su una necropoli di 280 anni fa e su degli scavi archeologici del I secolo D.C che si trovano nel casertano. L’evento sarà presentato alla Biblioteca Casanatense a Roma il 16 Ottobre al convegno nazionale su “Nanotecnologia Scienza e Conservazione – Beni Culturali ed innovazione Tecnologica – Il ruolo della Nanotecnologia”. Dopo i saluti di Lucia Marchi, Direttore della Biblioteca Casanatense, interverrà il direttore del Dipartimento di nanotecnologie di “4ward360” Sabrina Zuccalà, su “Sviluppo delle nanotecnologie in funzione dei beni culturali”.
Il Dipartimento di “4ward360”, che ha organizzato l’evento, è leader mondiale per lo studio e l’applicazione dei nano materiali ed ha eseguito diversi interventi per la conservazione dei Beni culturali, tra gli altri uno su “L’esercito di terracotta” in Cina”, e delle applicazioni importanti in Vaticano, sul relitto navale di Marausa e sulla statua di S.Oronzo a Lecce.
Per dare maggiori risposte alle richieste che vengono dal mondo dei Beni Culturali e Restauro Conservativo, il dipartimento di 4ward360”, ha creato una nuova realtà: Heritage Preservation Lab che si occupa esclusivamente della protezione, conservazione e Restauro dei beni culturali, in sinergia con i restauratori e gli operatori del settore italiani.
All’evento, moderato da Gianni Lattanzio Segretario generale “Ambientevivo”, Zuccalà ha voluto fortemente invitare il premier Giuseppe Conte, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e Turismo Dario Franceschini e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo. Zuccalà è difatti convinta “che sia necessaria la collaborazione tra ricerca e istituzioni su questi temi per creare, in un prossimo futuro, ampi spazi di inserimento lavorativo in una terra con alta vocazione turistica e soprattutto con un ampio patrimonio monumentale da preservare come l’Italia”.
Obiettivo dell’incontro “è anche illustrare l’evoluzione della ricerca sulle nanotecnologie e le loro applicazioni per la conservazione e la tutela dei Beni Culturali. Si indagheranno anche le molteplici applicazioni dei nano materiali e le loro positive caratteristiche perché rispettosi dell’ambiente, flessibili e utilizzabili su tutte le superfici, non intaccandole e riuscendo ad andare a fondo e fornendo risultati di lunga durata”.
Durante il convegno Antonio Della Valle discuterà di “Scienza, Nanotecnologia ed antropologia” concentrando il suo discorso proprio sul primo intervento al mondo con le nanotecnologie su dei reperti ossei provenienti scavi archeologici. Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia, parlerà della conservazione del patrimonio recuperato in mare grazie alle nuove tecnologie e degli sbocchi lavorativi futuri grazie allo sviluppo dei nanomateriali; Roberto La Rocca, archeologo navale della Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, incentrerà il focus del suo intervento sulla “Stabilizzazione del patrimonio archeologico subacqueo”; Giovanni Taormina del “Gruppo Arte1” spiegherà l’utilità delle nanotecnologie intervenendo su “Scienza e nanotecnologia applicata ai reperti subacquei”; il restauratore Franco Fazzio affronterà l’argomento “Conservazione dei beni culturali attraverso la nanotecnologia” e la ricercatrice Alessandra Morelli spiegherà lo “Studio e formazione per l’applicazione dei nanomateriali in ambito dei Beni Culturali”.
La conservazione del nostro patrimonio culturale è fondamentale per trasportare la nostra cultura, tradizioni e modi di pensare e comportarci alle generazioni future. La conservazione ha un impatto impressionante sulla nostra società da un punto di vista politico, sociologico e antropologico, nonché un forte impatto economico sulla più grande attività industriale che vive e sviluppa: il turismo, che genera un fatturato annuo a livello europeo di 335 € miliardi e circa 10 milioni di posti di lavoro. Il turismo genera indirettamente oltre il 10% dell’economia dell’Unione europea e fornisce circa il 12% della forza lavoro (attività dell’UE 2013).
La moderna scienza della conservazione ha origine dalle tragiche alluvioni che hanno devastato Firenze e Venezia nel 1966 e ha imposto la ricerca di nuovi metodi per ripristinare e preservare l’immenso patrimonio culturale danneggiato dall’alluvione attraverso lo sviluppo di due filoni principali: (i) la caratterizzazione analitica dei materiali che compongono le opere d’arte, la caratterizzazione della tecnica pittorica utilizzata dagli artisti e la chimica delle reazioni coinvolte nel loro degrado; (ii) la ricerca di nuovi metodi scientifici per il restauro / conservazione, che consenta il trasferimento del patrimonio culturale alle generazioni future. Gli ultimi tre decenni hanno visto importanti sviluppi nella scienza della conservazione.
La scienza dei colloidi e dell’interfaccia, insieme alla scienza dei materiali, che appartiene al regno delle nanoscienze popolari, hanno fornito concetti, tecniche, abilità e strumenti per aumentare la comprensione dei più comuni processi di degrado delle opere d’arte.
Allo stesso modo queste discipline hanno fornito metodi affidabili per una conservazione duratura e, per quanto possibile, compatibile. Dr. Sabrina Zuccalá
L’applicazione dei nanomateriali alla conservazione del patrimonio artistico rappresenta ormai un settore innovativo, ricco di potenzialità e in continua evoluzione e l’obiettivo del questo settore, di approfondire nuove proprietà fisiche e realizzare nuovi potenziali applicazioni dei nanomateriali, come pure la capacità di produrli, è diventato ormai la base indispensabile nel campo delle nanotecnologie, in quanto la possibilità di poter essere utilizzati in diverse applicazioni, spesso richiede lo sviluppo di metodi per la produzione di nanoparticelle con stretto controllo sulla dimensione, forma e struttura cristallina. Oggigiorno sappiamo che, esistono due approcci per la sintesi di nanoparticelle (Fig.1) : il top-down e il bottom-up.
Figura1 : Rappresentazione dei metodi top – down e bottom – up
“top-down”(approccio fisico), consiste nel raggiungere le dimensioni nanometriche, partendo da un materiale di dimensioni maggiori, dove il materiale massivo, “bulk”, viene suddiviso in particelle più piccole, usando energia di tipo meccanico, chimico o in altre forme.
“bottom-up” (approccio chimico), detto anche “nanotecnologia molecolare”, si riferisce alla sintesi del materiale nanoparticellare attraverso la condensazione di atomi, molecole o radicali permettendo così al precursore di accrescere con le dimensioni e le caratteristiche desiderate.
La maggior parte dei sistemi di sintesi ha come principali obiettivi quelli di controllare:
a) le dimensioni delle particelle;
b) la loro forma;
c) la distribuzione delle dimensioni;
d) la composizione;
e) il grado di agglomerazione (nel caso siano sistemi colloidali) e il controllo di questi parametri è diventato sempre più necessario, in quanto, la corrispondenza struttura- proprietà è evidenziato dalle elevate, ma ancora sconosciute, potenzialità dei nanomateriali.
Il punto forte rappresentato da questi materiali consiste nel fatto di essere caratterizzati da un alto rapporto area/volume, ossia da un’elevata area superficiale che condiziona fortemente il loro comportamento fisico, e non solo. La riduzione delle dimensioni è importante per facilitare la dispersione di particelle solide in solventi, per poi essere facilmente applicate a pennello, spruzzate o depositate goccia a goccia sulle superfici artistiche.
Un altro vantaggio correlato alla minore dimensione delle particelle è quello di favorire la penetrazione attraverso matrici porose, come dipinti murali, rivestimenti superficiali, minimizzando il rischio di formazione di opacizzamento delle superfici .
I nanomateriali non sono però i soli ad aver attratto l’attenzione della comunità scientifica. Composti organici nanostrutturati sono infatti uno dei soggetti maggiormente studiati, come è testimoniato da un consistente numero di pubblicazioni scientifiche su tale argomento. Pertanto, le nanoparticelle sono utili anche per migliorare le proprietà dei nanocomposti trai quali compositi ibridi organico-inorganici, costituiti normalmente da una matrice polimerica legante e da cariche inorganiche (particelle).
Tali composti, presentano almeno una componente con dimensioni nanometriche ed esibiscono prestazioni migliori rispetto alle tradizionali matrici completamente polimeriche in termini di proprietà meccaniche, resistenza chimica, protezione contro le radiazioni UV.
Questo implica che, l’uso di nanomateriali oggi consente, nuove straordinarie combinazioni, che permettono di migliorare le proprietà dei tradizionali prodotti commerciali.
Con tal intento, la variazione delle proprietà chimico-fisiche di un rivestimento protettivo, può essere ottenuta tramite un’adeguata miscelazione del materiale di rivestimento con una opportuna scelta di nanoparticelle e in questo modo, il nanocomposito sviluppato può essere adattato alle diverse finalità richieste dall’applicazione considerata.
Di seguito viene riportata una panoramica dei nanocompositi polimero/particella più ampiamente studiati e testati nei ultimi anni. Questa categoria di composti smart surfaces (superfici inteligenti), può essere suddivisa, in base alla classe polimerica del “disperdente” impiegato nel composito, in:
· solvente, soprattutto gli alcool e soluzioni acquose in presenza di surfattanti;
· polialchilsilossani/polisilani, in cui generalmente vengono utilizzati prodotti commerciali storicamente già impiegati nel consolidamento dei beni culturali, tra
i quali: TEOS;
· resine acriliche, come Paraloid B72 (copolimero metilmetacrilato/etilmetilacrilat);
· poli(uretano carbonato), recentemente utilizzato come coating per il tufo;
· ibridi: sono una nuova classe di materiali sempre più interessanti per le loro straordinarie proprietà derivanti dalla combinazione di diversi disperdenti misti di silossani/silani con resine acriliche.
In tal senso, molto interessanti sono diversi studi, che confermano, le potenzialità della dispersione di nanoparticelle di SiO2 nei composti organici.
A tal proposito si è dimostrato che, disperdendo nanoparticelle di silicio in vari prodotti commerciali (organosilossani e altri polimeri), si arriva a migliorare le proprietà idrorepellenti delle aree trattate, raggiungendo in questo modo ottimi risultati, con un angolo di contatto fino a 160°, risultato che indica che le nanoparticelle aumentano la natura idrofoba del film. Inoltre, è stato dimostrato che superidrofobicità e idrorepellenza si ottengono quando sono utilizzate alte concentrazioni di nanoparticelle per la produzione delle pellicole composite (silossano-nanosilice).
Oltre a questo, è stato dimostrato che, le nanoparticelle di silice, conferiscono elasticità ai gel ottenuti (nel caso TEOS), proprietà fondamentale che rende i materiali meno sensibili al fenomeno di crettatura in fase di asciugatura. Senza dubbio ci sono anche alcuni aspetti negativi del loro utilizzo, in quanto, è stato dimostrato che l’uso di nanoparticelle comporterebbe una diminuzione della permeabilità al vapore acqueo e causerebbe un aumento di valori di luminosità del substrato, al aumentare della loro concentrazione. Infatti superati certi limiti (2%) vi è una considerevole variazione di colore del litotipo trattato.
La “nanotecnologia” fu introdotto dal premio Nobel Richard P. Feynman nel corso della sua conferenza del 1959 “There’s Plenty of Room at the Bottom”(Amoroso G.,2002) e il termine fu definito dalla National Nanotechnology Initiative (NNI) come “l’insieme dei metodi e delle tecniche che consentono la manipolazione della materia su scala atomica e molecolare, il cui obiettivo è quello di costruire materiali e prodotti con caratteristiche chimico-fisiche-meccaniche del tutto peculiari”( Baglioni P., 2006, 2009). Dalla terminologia, infatti si desume che, i nanomateriali sono definiti in tale modo dovuto alle loro dimensioni comprese nell’intervallo 1-100 nanometri, dove il prefisso nano derivante dal greco ναννοσ, “di piccola statura” corrisponde nel sistema metrico internazionale al fattore di 10-9, 1 nm, che equivale, nella scala del metro a 1×10-9 m, ovvero ad un miliardesimo di metro.
Si tratta di un intervento volto a migliorare la coesione del substrato degradato, mediante l’applicazione di prodotti caratterizzati da una buona profondità di penetrazione, i quali agiscono riempiendo parzialmente i pori, in modo da riportare il valore della porosità totale a quello della pietra sana ed è un’azione che si rende necessaria quando il danno causato dal degrado è tale da richiedere il ripristino delle caratteristiche strutturali del materiale. Il problema del consolidamento è legato alla perdita di coesione tra le particelle costituenti un materiale che non si trova più nell’ originaria condizione di stabilità materica, e sottintende un intervento relativo alla sua microstruttura, mirato ad aumentare la resistenza e la coerenza del materiale interessano il materiale a livello macro strutturale.
La perdita di coesione è riconducibile, da una parte, ai processi di deformazione meccanica innescati da variazioni termiche e igrometriche succedutesi nel tempo, dall’altra è riconducibile ai fenomeni di degradazione chimica e fisica promossi dalle precipitazioni meteoriche, dal vento, dagli inquinanti o da altre cause ambientali e antropiche che, modificando la natura di alcune sostanze cementanti o leganti alle quali era dovuta la coesione iniziale, portano all’indebolimento della struttura porosa dei supporti lapidei, naturali o artificiali.
L’obiettivo primo di un trattamento di consolidamento è ristabilire un grado sufficiente di coesione tra le particelle (che sia congruo con la natura del materiale stesso) e l’adesione di quest’ultime alla parte del substrato sana e integra, conferendo nuovamente una condizione di normalità e compattezza prossima a quella del materiale non degradato. È fondamentale cercare di eliminare le differenze fisico- meccaniche esistenti tra la parte esterna più degradata del supporto e la parte interna meglio conservata, in modo da riportare omogeneità e continuità nel materiale.
L’efficacia di un consolidante, dunque, si basa sulla sua capacità di penetrare allo stato liquido all’interno del materiale, di riempire vuoti e fessure e indurire velocemente aderendo alle pareti del substrato.
Nella foto vengono mostrate tre diverse situazioni, riguardanti la microstruttura di una pietra porosa: nella parte superiore, lo stato di una roccia non degradata, con i legami intergranulari integri; nella parte centrale, una roccia degradata e trattata con un consolidante, che formando un film sottile ricopre i grani e ne ripristina i legami; nella parte inferiore, una roccia degradata sotto l’azione del consolidante che ha la capacita di riempire completamente i pori.
Presto l’avvio di corsi di formazione in Sicilia per nuovi esperti in nanotecnologie per preservare i più noti monumenti della Regione, rilanciando turismo e occupazione.
A settembre partirà un nuovo Team chiamato Heritage Preservation Lab guidato sempre da Sabrina Zuccalà imprenditore riconosciuto per la sua continua presenza in molti ambiti soprattutto Istituzionali, ha avuto molti riconoscimenti, ora siamo curiosi di capire cosa succederà nel prossimo futuro, forza Sabrina noi siamo tutti con te.
Da sempre siamo molto impegnati nel preservare i Beni Culturali nel mondo, è una mission imprescindibile della nostra azienda. Dopo le applicazioni in nanotecnologia eseguite sull’Esercito di Terracotta in Cina, quelli sul Relitto Navale di Marausa, e questo sulla statua di Sant’Oronzo a Lecce, vogliamo dedicarci alle opere della Sicilia. Stiamo cercando di migliorare sempre la ricerca sui nano materiali per essere sempre più performanti sui Beni Culturali, che rappresentano la nostra storia e la nostra identità, e sono il punto di forza del turismo culturale”.
“Presenteremo – conclude Zuccalà – nelle prossime settimane un progetto dedicato all’innovazione e allo sviluppo del territorio per la Sicilia, da sviluppare nei prossimi mesi. Molte opere contemporanee non saranno accessibili ai visitatori tra un centinaio di anni, a causa della rapida degradazione. Ritengo che sia quindi importante utilizzare in tutti i musei siciliani una serie di campioni di prova di queste nanotecnologie per capire quali vantaggi possono portare.
Pertanto è sempre più necessaria la formazione di figure tecniche vocate alla sperimentazione e all’utilizzo delle nuove tecnologie, nella conservazione e la sicurezza dei beni artistici, perché vi è la necessità di una nuova alta formazione professionale al passo con i tempi che certamente darebbe ampi spazi di inserimento professionale in una terra con alta vocazione turistico-monumentale e soprattutto un ampio patrimonio monumentale da preservare”.
D’accordo Sabrina Zuccalà ricercatrice dell’azienda milanese ‘4ward360’, che si occupa da decenni in tutto il mondo di nanotecnologie anche su Beni patrimonio dell’umanità ed è intervenuta anche sul relitto di Marausa in Sicilia.
https://www.finestresullarte.info/flash-news/4313n_mibac-180-milioni-per-595-interventi-sul-patrimonio.php
Sabrina Zuccalà aprirà nelle prossime settimane una sede a Caltanissetta e poi una anche a Palermo per creare corsi di formazione sull’utilizzo delle nanotecnologie applicate ai Beni Culturali. “La Sicilia – spiega Zuccalà – è una delle Regioni che hanno maggiori Beni culturali e opere artistiche d’Italia, molte di queste però, versano in condizioni non ottimali, e devono essere restaurate; per questo riteniamo sia fondamentale investire in formazione sulle nanotecnologie per creare nuove figure professionali che possano utilizzare i nanomateriali per preservare queste opere e mantenerle in ottime condizioni”. “
In sinergia con diverse Università e Enti istituzionali siciliani – continua Zuccalà – cercheremo di realizzare corsi che possano formare i nuovi esperti di nanotecnologie e cosi potremo rilanciare l’occupazione e anche il turismo. Ormai è evidente a tutti che i risultati migliori per preservare le opere d’arte e architettoniche si possono raggiungere solo con i nano materiali che sono flessibili e utilizzabili su tutti i materiali, non li intaccano e riescono ad andare a fondo dando risultati di lunga durata.
“La materia della sicurezza legata al patrimonio dei beni culturali al giorno d’oggi è alquanto complessa e specialistica, essa richiede tanta professionalità, aggiornamento e continua ricerca. Occupandomi di ciò ho avuto il piacere di partecipare a recenti seminari e incontri e di apprendere come cambia giorno dopo giorno l’orizzonte delle molteplici applicazioni delle nanotecnologie nei vari campi”.
A dirlo l’ingegnere Renzo Botindari – responsabile tecnico addetto alla Sicurezza della Galleria d’Arte Moderna del Comune di Palermo ed esperto di nanotecnologie che aggiunge: “Ho subito percepito come in una terra in cui lo stesso contenitore museale è frequentemente anche esso un bene monumentale da tutelare, le nanotecnologie già utilizzate con successo nel campo del restauro e della conservazione, potrebbero addirittura applicarsi con successo nella ricerca scientifica di nuovi materiali per garantire nella manutenzione straordinaria delle opere edili, solidità, durabilità e soprattutto la sicurezza del bene e del fruitore.
Abbiamo appreso la notizia che in alcuni musei della Sicilia alcune opere sono anche a rischio per la mancanza di aria condizionata, se queste opere fossero state tutelate con le nanotecnologie non ci sarebbero stati problemi di nessun tipo”. “Cercheremo di sviluppare – spiega anche l’ architetto Michele Di Giovanni, che aprirà in Sicilia la sede di 4ward360 a Caltanissetta – due linee di intervento per puntare ad incrementare l’occupazione.
La prima riguarda appunto l’aspetto della conservazione e del restauro da applicare con i nano materiali sui Beni Culturali; l’altra è l’applicazione su nuove installazioni architettoniche o anche turistiche come i lidi, che si deteriorano in modo più immediato anche per le mutate condizioni atmosferiche, e quindi necessitano di interventi per ripristinare le strutture ormai ammalorate”.
Sicilia – Corsi di formazione per esperti in nanotecnologie per preservare i monumenti della Regione
http://www.trapaniok.it/40676/Cronaca-trapani/presto-l-avvio-di-corsi-di-formazione-in-sicilia-per-nuovi-esperti-in-nanotecnologie-per-preservare-i-piu-noti-monumenti-della-regione-rilanciando–turismo-e-occupazione#.XS2AzpMzai4
Materiali realizzati e caratterizzati su scala nanometrica per le tecnologie del futuro
L’innovazione tecnologica nella produzione ad alto valore aggiunto è spinta dalla domanda di prodotti più veloci, più intelligenti e meno costosi. Per soddisfare queste esigenze sono sempre più utilizzati dispositivi su micro e nanoscala ed architetture tridimensionali, che richiedono capacità di realizzazione di sistemi nanostrutturati, studio delle loro proprietà fisiche fondamentali e capacità di misura in grado di soddisfare la richiesta di riferibilità anche in aree tecnologiche emergenti come la spintronica, la sensoristica e la manifattura additiva.
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